L’urlo di Munch: qual è la vera storia che si nasconde dietro ad uno dei quadri più celebri di sempre: origine e significato dell’opera.
L’urlo di Edvard Munch, conservato al Museo nazionale di arte, architettura e disegno di Oslo, è sicuramente è uno dei quadri più famosi ed iconici di sempre. Ad accrescere la sua notorietà ci hanno pensato anche le stampe e le riproduzioni dell’opera, utilizzate per decorare vestiti ed accessori.
Ma al di là della sua fama, non tutti sanno come è nata questa opera d’arte e quale storia celi. A tal proposito, è interessante considerare le parole dell’artista a proposito del momento che ha ispirato il quadro.
“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.
Da qui, oltre che dall’immagine restituita dall’opera, non è difficile intuire che L’urlo ha origine dalla sensazione di angoscia ed ansia provata dall’artista. Cerchiamo di approfondire meglio il discorso.
L’urlo di Edvard Munch, titolo originario Skrik, conta ben quattro versioni dello stesso soggetto, realizzate tra il 1893 e il 1910. L’opera, di fatto, rappresenta il malessere dell’Uomo, reso attraverso una figura che, urlando, trasmette una sensazione di angoscia e di agonia, mentre il mondo intorno si deforma e diventa un tutt’uno con questi sentimenti.
Per capire meglio l’opera bisogna necessariamente fare riferimento al malessere che ha contraddistinto gran parte della vita dell’artista, segnata da numerosi drammi esistenziali e lutti familiari. Non a caso L’urlo è un quadro fortemente autobiografico non solo per le emozioni che trasmette, ma anche per il momento in cui ha avuto origine.
Lo stesso Edvard Munch ha raccontato nel suo diario di aver ‘concepito’ L’Urlo durante una passeggiata con degli amici, avvenuta nei pressi di Oslo. In quel momento il pittore si è sentito colpito dall’immagine del sole che, tramontando, si immerge nel mare. Una scena che fa sentire Munch come assalito dalla percezione che il cielo arrossato sia pieno di nuvole cariche di sangue. Così, mentre i suoi amici diventano pallide sagome, il pittore avverte distintamente un lancinante urlo provenire dalla natura circostante.
Dopo l’episodio Munch ha cercato di rielaborare le immagini fino a riuscire a metterle su tela nel 1983. Questa prima opera andrà poi a confluire nel secondo adattamento in pastello su cartone dello stesso anno. Due anni più tardi il pittore concepisce la terza versione, creata mediante la stessa tecnica della precedente, e infine nel 1910 dà alla luce l’ultima versione de L’urlo, che presenta l’uso di tempera su pannello.
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